Peschiera Borromeo - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
 Il Carengione è quella zona umida di boschi e di campi, attraversata da rogge e fontanili, che sta nel centro del territorio di Peschiera Borromeo, tra le frazioni di Bettola, Mezzate e San Bovio.
 Nel 1984 l’amministrazione comunale, sentito anche il parere della Guardia Forestale, decise di tutelarla vietando il passaggio dei mezzi motorizzati sulle carraie che l’attraversano.
 Il Carengione è un’area di 23 ettari, formata da boschi e campi attraversati da rogge e fontanili.
 Il bosco del Carengione è formato da essenze tipiche della pianura lombarda:
 ontani, robinie, pioppi, salici, farnie (un tipo di quercia), carpini; i filari di arbusti vedono sambuchi, biancospini, noccioli. In questo ambiente, malgrado l’attività di caccia sia piuttosto intensa, vive una ricca fauna (per gli standards a cui siamo abituati in Lombardia): con molta discrezione e pazienza si possono osservare germani reali, scriccioli, pettirossi, gallinelle d’acqua, civette.
 Il Carengione ci ricorda come è stata per secoli la terra in cui viviamo: un alternarsi di campi coltivati e di boschi, in un felice connubio tra l’uomo e la terra, l’acqua, gli animali e le piante.
 Il Parco Agricolo Sud Milano, oltre che una risorsa per le sue eccellenze ambientali, costituisce anche una risorsa culturale.
 Vi si trovano edifici di grande valore architettonico e storico distribuiti anche in angoli poco conosciuti del territorio.
 Abbazie, ville, piccoli nuclei urbani, palazzi sono i segni della memoria storica del modo di vivere e di lavorare della civiltà nel grande campo della terra e delle acque.
 Queste testimonianze appaiono nel silenzio della campagna, circondate da un fitto reticolo di strade interpoderali, alzaie dei navigli, eprcorsi ciclabili, campi coltivati, rogge, canali, chiuse e fontanili.
 Alcune strutture (come le abbazie di Chiaravalle, di Viboldone e di Mirasole) sono maggiormente conosciute dai cittadini milanesi che da tempo ne hanno fatto mete domenicali consuete.
 Altre strutture rimangono seminascoste tra le risaie e le marcite.
 territorio con la difesa di una funzione economica come quella agricola, che ha segnato la storia dello sviluppo economico di quest’area.
 Il Parco deve tenere conto di una domanda sempre maggiore di spazi aperti, fruibili e ricchi di significativi valori culturali.
Il Castello di Peschiera Borromeo
 Il Castello di Peschiera è il più antico possedimento lombardo dei Borromeo, famiglia originaria di San Miniato in Toscana.
 Facoltosi mercanti e banchieri di fede ghibellina, in questa località nel 1370 vennero privati dei loro beni e mandati in esilio ad opera del partito avverso, i guelfi. Margherita, figlia di Filippo Borromeo (decapitato sul patibolo), sposò Giacobino Vitaliani di Padova;dall’unione nacque Vitaliano.
 ereditandone tutte le sostanze e divenendo il capostipite del casato da cui derivarono San Carlo e Federigo Borromeo, fino agli attuali discendenti. Abilissimo finanziere, accorto politico, Vitaliano diventò l’uomo di fiducia di Filippo Maria Visconti, signore del Ducato milanese.
 Nel 1427 acquistò dai frati agostiniani che gestivano l’Ospedale Nuovo di Milano alcune loro proprietà situate tra Fiorano e Mirazzano, definite genericamente come le "cassine de’ frati neri" (dal colore dell’abito di quei religiosi).Una di queste cascine, accanto ad uno stagno o peschiera, dieci anni dopo fu fortificata con torri, fossato, ponti levatoi: nasce in pratica il monumento di cui andiamo parlando, giunto sino ai giorni nostri.
 Per un certo periodo il castello appartenne a San Carlo Borromeo, cardinale e arcivescovo, e fu da questi frequentato ed abitato: racconta un contemporaneo che mentre lui e Federico, fratello di Carlo, si dilettavano di pesca gettando lenze nel peschierino, l’allora giovane abate si ritirava in disparte, a pregare e meditare.
Giardino Botanico
 Il verde urbano è un patrimonio che si sviluppa non solo attraverso la tutela del polmone verde o del paesaggio naturale di tipo agricolo - che il nostro territorio ancora conserva - ma soprattutto intervenendo nella città, ripristinando dove e appena è possibile, quella coabitazione con la natura che la metropoli, con la sua architettura, ma soprattutto con il suo ritmo di vita, spesso rifugge.
 Da qui discende l'importanza dei viali alberati, delle aree attrezzate e degli impianti sportivi... di un tessuto verde che sappia saldarsi con la cintura agricola.
 Va sottolineato che il giardino botanico non rappresenta quindi un cammeo decorativo, non il museo degli alberi da guardare con sospetto ma un luogo da percorrere e da vivere, dove replicare il rapporto con la natura e riappropriarsi dei suoi ritmi, del suo incessante e caparbio divenire. L' arboreto si trova all'angolo di via Manzoni e via Goldoni (dietro la scuola media di Bettola).